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18 settembre 2020 - mangiamonaturalmente

Quali sono i migliori approcci nutrizionali?

A partire dagli anni ’70, praticamente ogni decade del secolo scorso è stata caratterizzata da un approccio nutrizionale prevalente, sotto l’influsso dell’opinione più diffusa nella comunità scientifica statunitense. Se da un lato gli USA hanno sempre avuto il merito di dare grande importanza e cospicui finanziamenti alla ricerca scientifica, dall’altra buona parte del budget è stato fornito da aziende o fondi privati (che ovviamente avevano i loro interessi). Quindi, immancabilmente, ad ogni nuovo tipo di dieta, sono stati abbinati pasti sostitutivi, integratori e programmi nutrizionali di ogni sorta.

La prima fase è stata caratterizzata dal LOW CARB, ovvero una riduzione netta dei carboidrati a favore di proteine e grassi, che ha visto nascere e fiorire le prime diete “proteiche” (come la Atkins o la Scarsedale): molto diverse dalle attuali diete chetogeniche, rispetto alle quali sono sicuramente iperproteiche ed iperlipidiche, con una netta prevalenza di grassi animali saturi. Avevano l’aspettativa (tradita) di ridurre diabete ed obesità. Ancora oggi le diete chetogeniche hanno grande successo e trovano applicazione, non solo a fini estetici, ma anche terapeutici (ovaio policistico, iperinsulinemia, epilessia farmacoresistente, ecc.), puntuale ad ogni primavera spunta la chetogenica commerciale di turno, con nomi sempre nuovi, allettanti o che richiamano il guru del momento, ma sempre con caratteristiche simili.

Poi, osservati i risultati non soddisfacenti e l’incremento delle patologie cardiovascolari, associate ad alti livelli di colesterolo, hanno fatto la loro comparsa i prodotti LIGHT, ovvero a ridotto contenuto di grassi: noncuranti del loro effetto positivo sull’assorbimento dei carboidrati e dell’effetto negativo di questi sul metabolismo del colesterolo, anche in questo caso arriva l’invito ad acquistare formaggi, condimenti e alimenti poveri, anzi poverissimi di grassi, ma anche di nutrienti fondamentali, come la vitamina D.

Ultima, ma non per importanza, la tendenza a ridurre la quota proteica, alla luce degli studi che legano l’eccesso questa classe di nutrienti alla maggiore incidenza di alcune patologie oncologiche: i tempi per una valutazione scientifica di questi effetti sono ancora lunghi, staremo a vedere…

Un ulteriore passo in avanti è stato fatto quando si è cominciato a studiare anche l’abbinamento dei nutrienti e dei cibi, come ad esempio fece Ancel Keys, ancora una volta uno studioso americano, che, dopo venti anni di studi sul campo, ne decretò la supremazia in termini di benessere cardiovascolare e di prevenzione di una serie di patologie, che cominciavano a rivestire un’importanza sociale, e contribuì a far proclamare dall’UNESCO la dieta mediterranea Partimonio Immateriale dell’Umanità. Ironia della sorte, proprio in quegli anni i ristoranti fast food, antitesi della dieta mediterranea, cominciano ad arrivare in Europa e poi anche in Italia, ottenendo un successo che si protrae fino ai giorni nostri.

Su questo solco, alcune popolazioni tra le più longeve (identificate dalle cosiddette “zone blue”) sono state studiate: in Giappone (Okinawa), Italia (Sardegna), in Costarica, Grecia, ecc. Tutti questi popoli mangiano poca carne e formaggi (usando fonti di calcio e proteine vegetali), molto pesce, legumi e verdure, non disdegnano uova, semi e frutta secca, non usano cereali raffinati e zuccheri, ma soprattutto mangiano poco… molti di loro bevono tè e consumano regolarmente cibi fermentati.

Ovviamente non consideriamo le diete dei VIP o quelle stravaganti (che trattremo in un’altra sede), ma solo gli approcci validati scientificamente, fra questi si stanno facendo largo diete specifiche per alcune condizioni particolari, in cui risulta utile e benefico: ridurre il glutine (non solo nei celiaci), preferire grassi e proteine animali (come in alcune patologie autoimmuni che riguardano l’intestino), evitare gli zuccheri fermentabili (nella sindrome del colon irritabile) e così via.

Quindi, qual è il miglior approccio nutrizionale? Sicuramente quello personalizzato sulle caratteristiche e le esigenze del singolo paziente, che solo un Professionista abilitato e preparato è in grado di cucire in maniera sartoriale sulla base delle più recenti acquisizioni scientifiche. In ultima istanza potremmo dire che la dieta migliore è quella che il tuo Nutrizionista ha “confezionato” per te e che si evolve nel caso in cui dovessero cambiare le condizioni.

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